23 agosto 2023

L’influenza del terreno sul vino

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Vari aspetti influenzano il risultato finale di un vino, e tra questi vi sono senza dubbio la tipologia di terreno sul quale sorge il vigneto e il clima della zona.

Lo stesso vitigno, se presente in due situazioni pedoclimatiche diverse, può dare vini anche molto differenti tra loro. Vi sono terreni nei quali un vitigno esprime al meglio le sue potenzialità, ma in altre aree può non dare gli stessi risultati.

In questo articolo approfondiamo l’affascinante tema dell’influenza del terreno sul vino.

Iniziamo con alcune considerazioni preliminari.

Alcuni aspetti del terreno

Gli aspetti da tenere a mente quando si considera un terreno sono, tra gli altri, la sua composizione, la tessitura, e l’acidità.

Con composizione si intende la miscela di elementi -minerali e organici- che lo costituiscono. Tra i più comuni associati alla viticoltura ci sono calcare, marne, argille e scisti.

La tessitura, o granulometria del terreno, riguarda la dimensione delle particelle minerali che lo compongono.

L’acidità -e l’alcalinità- infine, incidono sulla capacità delle piante di assorbire gli elementi nutritivi; a terreni acidi solitamente corrisponde una maggiore difficoltà; i terreni a tendenza alcalina ne incontrano meno, e sono spesso caratterizzati dalla presenza di calcare. Ricordiamo che a pH più basso corrisponde maggiore acidità, mentre con pH maggiori si vira verso l’alcalinità.

Si deve precisare che anche nel caso di terreni troppo calcarei le piante faticano a trarre il nutrimento di cui hanno bisogno. La vite però è una pianta con grandi capacità adattive e spesso predilige terreni poveri.

I terreni calcarei

Iniziamo il viaggio nell’influenza del terreno sul vino proprio con i terreni calcarei.

Come suggerisce il nome, questi contengono una certa percentuale di carbonato di calcio, che permette una buona produttività laddove sia possibile avere il giusto apporto di acqua.

I terreni calcareo-marnosi – dove le marne sono costituite da miscele di calcare e argilla-, conferiscono ai vini colori profondi, profumi intensi, una buona struttura e ricchezza di alcol etilico; danno prodotti di una certa finezza, con acidità non troppo elevate. Volendo indentificare alcune zone in cui si trovano questi terreni, si possono nominare le aree collinari emiliane.

I terreni calcareo-arenacei, che contengono più alte percentuali di sabbia, danno vini equilibrati e fini, ma talvolta non predisposti all’invecchiamento. In questo caso ci si sposta nella toscana centrale o nelle zone centrali e ovest dell’Appennino lucano.

La tessitura del terreno: terreni sabbiosi, limosi, argillosi

Prendendo spunto dalla sopracitata sabbia, possiamo passare ad un altro aspetto che ha influenze sul prodotto vinicolo finale: la tessitura del terreno.

In base alla dimensione delle sue particelle, si distinguono i cosiddetti “scheletro” e “terra fine”. Nello specifico, le particelle dello scheletro hanno diametro maggiore a due millimetri e sono i classici ghiaia e ciottoli. Nel caso invece in cui la dimensione sia inferiore ai 2 mm, si hanno in ordine decrescente sabbia, limo e argilla.

I terreni a tendenza ciottolosa, come quelli che abbiamo in Tenuta San Giorgio, sono adatti alla coltivazione della vite in quanto solitamente dotati di buona permeabilità; sono inoltre in grado di accumulare calore durante il giorno e cederlo durante la notte, mantenendo una temperatura ottimale per le piante. Il risultato sono vini di buona qualità, caratterizzati da grandi profumi e buona alcolicità; generalmente di media struttura.

Altri esempi di terreni ghiaiosi si trovano nelle aree delle grave friulane occidentali, conosciute anche come “magredi”.

Se la componente è principalmente sabbiosa i vini che ne scaturiscono hanno profumi fini e delicati, non sono ricchi di colore e hanno una buona acidità. Come sarà facile intuire, ci si trova in questi casi in zone costiere. Un interessante esempio sono i Vini delle Sabbie, chiamati così proprio perché i vigneti sorgono su suoli insolitamente sabbiosi, nella zona del Delta del Po.

Se il terreno è a prevalenza argillosa, è spesso adatto alla coltivazione di uve a bacca nera. I colori dei vini che si ottengono sono intensi, i bouquet complessi, l’alcol etilico abbondante. I vini sono morbidi e adatti anche a lunghi invecchiamenti. Un esempio di terreno a componente argillosa è la pianura romagnola.

L’argilla è una sostanza abbastanza permeabile, ma laddove ve ne sia troppa l’acqua non riesce più a filtrare e si creano ristagni, con conseguenze negative per la vite e per le colture in generale.

I terreni acidi

Si è in precedenza nominata l’acidità del terreno. Anche questo fattore è in grado di determinare il risultato finale di un vino? La riposta è sì, e nello specifico si ottengono vini di grande freschezza, eleganza e finezza olfattiva. I colori sono vivaci anche se non estremamente intensi, l’alcol è contenuto e la struttura media o leggera.

I terreni vulcanici

Un’ulteriore categoria in base alla quale si possono classificare i terreni è la loro genesi.

Interessanti al fine della nostra analisi sono i terreni vulcanici, ossia derivanti da materiali eruttati appunto dai vulcani. Solitamente questi conferiscono ai vini leggeri sentori minerali, e la grande acidità che li contraddistingue dona freschezza e longevità. Nel complesso si ottengono dei prodotti equilibrati.

Non serve specificare che questi terreni si trovino alle pendici di famosi vulcani come l’Etna o il Vesuvio; però può essere sorprendente sapere che ve ne siano anche in aree come Terlano in Alto Adige, Soave in Veneto, o i Colli Euganei, sempre in Veneto.

Conoscere il proprio terreno

Considerando quanto possa essere notevole l’influenza del terreno sul vino è fondamentale essere consapevoli del proprio territorio e dei luoghi in cui crescono le proprie vigne. Un ottimo prodotto vinicolo deriva certamente da un buon lavoro in cantina, ma quello in campagna è altrettanto importante, e la conoscenza del terreno è un punto di partenza.

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