La degustazione di un vino è un’analisi sensoriale che passa attraverso tre momenti fondamentali: l’analisi visiva, quella gustativa e la gusto-olfattiva.
Uno strumento fondamentale affinché questa sia il più precisa possibile è il giusto calice, e per esprimere al meglio le qualità del vino, questo necessita di caratteristiche specifiche.
Scopri quali in questo articolo.
Il calice da degustazione
Iniziamo il nostro approfondimento sul calice considerandone la forma. Questa si compone di tre elementi principali: la base, lo stelo e la coppa.
La base è necessaria ad una buona impugnatura, mentre lo stelo favorisce la rotazione del vino all’interno del bicchiere, consentendo un’analisi visiva ottimale. Un’altra funzione di quest’ultimo che forse ti sorprenderà conoscere, è che la sua lunghezza fa sì che la mano, che potrebbe essere “contaminata” da odori derivanti da saponi, cibo o altro, sia tenuta il più possibile lontana dal naso. In questo modo l’analisi olfattiva non dovrebbe subire interferenze, o comunque dovrebbero essere ridotte di molto.
La coppa infine ha una forma leggermente panciuta, con il bordo dal diametro inferiore rispetto alla pancia stessa del bicchiere. In questo modo i profumi sono incanalati verso l’alto e non rischiano la dispersione, come invece accadrebbe in diverse condizioni.
Vale la pena fare una considerazione sul materiale del calice, che solitamente è di vetro o cristallo. Il cristallo nello specifico, raggiunge la perfetta trasparenza, creando le condizioni ottimali per l’analisi del colore del vino. Questo si ottiene aggiungendo il 24% di ossido di piombo al vetro; in questo modo la densità del vetro aumenta, ma soprattutto aumenta l’indice di rifrazione, rendendo le sue proprietà ottiche perfette per l’osservazione del contenuto.
Il calice da degustazione ha anche delle dimensioni specifiche, riconosciuta a livello internazionale e certificate da ISO (international Standard Organization), anche se non sempre nelle degustazioni ufficiali viene utilizzato.
Il calice nel servizio
Come tutti noi amanti del vino sappiamo, le analisi sono solo una piccola parte del consumo di questa bevanda. Ecco quindi che nel servizio, soprattutto nei casi in cui il vino sia parte di un’esperienza legata al gusto, il bicchiere ufficiale da degustazione non è mai utilizzato.
Si prediligono invece calici dalle forme più eleganti ed accattivanti, ma che rispettino delle semplici regole -partendo da quelle sopra- per esaltare il vino che dovranno contenere.
Ecco dunque che i vini bianchi e rosati giovani e freschi, e dal bagaglio olfattivo moderato, andrebbero degustati in un calice non troppo ampio, in modo che i profumi già delicati non vengano dispersi. L’ampiezza può aumentare all’aumentare di intensità e complessità olfattive e della struttura del vino stesso. In ogni caso, va preferita la forma allungata o leggermente a tulipano.

Il mondo dei vini rossi soprattutto se di medie struttura ed evoluzione, concede maggiore spazio all’ampiezza del bicchiere: questo per garantire una buona ossigenazione, e la liberazione dei profumi.
A mano a mano che aumentano struttura e complessità delle sensazioni olfattive e gusto-olfattive, l’ampiezza del calice acquisisce importanza.
L’eccezione alla regola -anche nel caso della degustazione- è data degli spumanti, che sposano invece la tipologia della flûte. Bicchiere dalla silhouette stretta e allungata, permette alle bollicine di sprigionarsi e salire verso l’alto, portando con sé gli aromi tipici della varietà contenuta nel bicchiere; inoltre permette al degustatore un’analisi ottimale del perlage.
Anche il bicchiere per passiti e liquorosi fuoriesce dagli standard generici: è solitamente più piccolo, anche in ragione delle minori quantità di vino servito questa tipologia.
Non semplice, ma utile
Non è sempre facile avere a disposizione il calice più adatto a ciò che si sta degustando, ma speriamo di averti dato qualche spunto nel caso in cui avessi la possibilità di sceglierlo.






